Intervista al fondatore di Sneaker Narcos
Cercando su Google Sneaker Narcos si noterà subito l’headline che recita “La rivista #1 sul mondo delle Sneaker in Italia”. Questo statement così importante indica la volontà del magazine di coprire in maniera il più esaustiva possibile il calendario delle uscite delle nostre amate calzature, senza rinunciare, ogni tanto, a qualche gustoso approfondimento culturale, il tutto, cosa rara, nell’idioma italiota: una sorta di Sneakernews o Sole Collector (più che uno Sneakerfreaker) in versione tricolore.
Abbiamo quindi raggiunto il super-disponibile Alberto, fondatore e mente dietro il magazine degli addicted italiani alle sneakers, per l’intervista che potete leggere qui:
Da dove nasce la tua passione per le sneakers?
Quando ero bambino (intorno a metà degli anni ’90) giravano queste videocassette di 20/30 minuti realizzate dalla Sprite in collaborazione con l’NBA che contenevano diversi highlight divari giocatori dell’epoca. Ai tempi ci ero andato totalmente infissa e penso di avere visto l’unica che possedevo almeno 5volte al giorno per non so quanti mesi. Tra tutti i vari giocatori presenti nella VHS, impazzivo per Shawn Kemp e quando vidi in un negozio le Reebok Kamikaze II (la sua signature sneaker dell’epoca), ho tormentato talmente tanto mio padre per averle che penso me le abbia comprate per sfinimento. Dopo quelle miricordo di aver avuto anche le Nike Air Max 2 CB 94 di Charles Barkley, entrambe scarpe da basket che ai piedi di un bambino di 10 anni sembravano due astronavi. Crescendo persi un po’ l’interesse, virando più su brand da skate per poi innamorarmi nuovamente del mondo delle sneaker da basket quando acquistai le Air Jordan 5 Black Metallic del 2011, da lì sono tornato ad appassionarmene in maniera quasi maniacale.
Perché hai deciso di fondare Sneaker Narcos?
In realtà il progetto Sneaker Narcos è nato come un esperimento personale di auto-didattica per accrescere alcune mie lacune in ambito lavorativo. Di lavoro faccio il grafico/sviluppatore web e ho sempre ritenuto di essere un po’ carente dal punto di vista del copywriting (seppur questo non sia un aspetto che mi sia mai stato richiesto nel mio lavoro, più orientato sull’aspetto creativo, visuale e tecnico) e non mi sentivo totalmente sicuro su alcuni aspetti del mondo della SEO: ne conoscevo bene la teoria, ma non ne ho mai applicato la pratica in prima persona. Ho dunque deciso di aprire un sito e sperimentare con varie tecniche SEO e per fare ciò ho semplicemente scelto un argomento che fosse di mio interesse: le sneaker. L’idea iniziale era di scrivere articoli e approfondimenti sul mondo delle sneaker, mentre le news giornaliere erano più un modo per poter iniziare ad avere traffico e a indicizzare il sito in breve tempo. Dopo poco ho visto che il numero di visite aumentava più di quanto mi aspettassi e ho deciso di proseguire sulla strada delle news giornaliere incentrate sulle anteprime, prossime uscite e leak non ufficiali, accantonando momentaneamente gli articoli più corposi per poi scegliere di delegarli ad altri.
Cosa prevedi per il futuro di SN?
Il sito è in un momento di pausa, voglio rinnovare tutto, organizzare in maniera diversa i contenuti e cambiarne radicalmente la struttura, purtroppo non sarà un processo breve per questioni di tempo, ma ci sto lavorando. Ormai di siti che forniscono news sull’argomento ce ne sono tantissimi, dunque è necessario offrire qualcosa di nuovo. Sicuramente non ho intenzione di ampliarmi ad altri ambiti affini, come lo streetwear, o di trattare tematiche più superficiali da “gossip” acchiappa-click come vedo fare ad altri, vorrei rimanere focalizzato esclusivamente sulle sneaker.
Quali sono i magazine esteri che segui?
Kicks On Fire, Sole Collector, Sneaker Bar Detroit, SneakerFreaker e Modern Notoriety.
E adesso…consigli per un vero sneakerhead?!
Non mi sento nella posizione di dare consigli agli sneakerhead, piuttosto a chi è più “novellino” nell’ambiente vorrei suggerire di non seguire sempre la massa, l’hype o l’opinione comune, ma di non aver paura di sviluppare e di seguire il proprio gusto personale. Sono innumerevoli le volte in cui vedo uscire i primi leak di qualche nuova collaborazione o colorway e leggere un’infinità di commenti di persone schifate che esprimono una loro opinione sincera e onesta ma che poi al giorno della release sono lì a scannarsi per comprarle, mostrando un’opinione che si è alterata, appiattita e adeguata in base allo standard di altri che “trascinano” la massa. Ormai basta che uno dei soliti 2/3 personaggi noti indossi una qualsiasi sneaker che il giorno dopo sono tutti pronti a emularlo. Questa mentalità e carenza di personalità viene sfruttata dai brand per poter dare un nuovo lustro a modelli spesso ignorati, basta rendere le sneaker protagoniste di una collaborazione o vederle indossate da qualcuno e magicamente torna l’interesse su quello specifico modello. Per citare i Public Enemy: don’t believe the hype.
Quali scarpe fanno parte della tua rotation attuale?
Questa è una domanda molto difficile perché cerco sempre di indossarle tutte a turno. Di sicuro quelle che da sempre utilizzo di più sono le Air Jordan 4 White Cement, Air Jordan 3 Black Cement e Nike Air Max 1 University Red. Tra le più recenti uscite direi le Nike Air Max 95 Neon del 2020, anche se il modello in sé è tutt’altro che recente.
Come vedi il presente e il futuro della sneaker culture (anche in riferimento all’Italia)?
L’esplosione del fenomeno negli ultimi anni ha permesso alle sneaker di diventare oggi un elemento molto più rilevante nel mondo della moda, lo dimostra anche il fatto che i brand di alta moda/luxury sono entrati di prepotenza nella scena con collaborazioni o con modelli realizzati dagli stessi brand. Fino ad alcuni anni fa era impensabile l’idea di vedere delle Air Jordan 1 in collaborazione con Dior o, più in ambito streetwear, di vedere brand come Supreme/Louis Vuitton o The North Face/Gucci collaborare tra di loro. A parer mio, pian piano tutto ciò si affievolirà, come è naturale che sia per qualsiasi trend, e le sneaker o lo streetwear in generale rimarrà sdoganato mantenendo un ruolo di maggior rilievo rispetto a 5/10 anni fa, anche al di fuori di chi potremmo definire “sneakerhead”.
Cosa pensi del fenomeno del reselling?
C’è da sempre, è sempre esistito e esisterà anche dopo questo boom mediatico. Come in qualsiasi settore di nicchia dove esiste una componente di “collezionismo”, il fenomeno del reselling è presente, che siano scarpe, orologi, action figure, card e via discorrendo. Non capisco chi si scandalizza della sua esistenza, probabilmente perché è da poco che conosce questo mondo. Ammetto che mi diverte molto vedere chi si improvvisa businessman comprando sneaker che non interessano a nessuno, sperando di alzarci 10€, 20€ o 30€. Ma non si fa prima a trovare un lavoro più redditizio o gratificante? Non mi pare proprio che il gioco valga la candela. Ci sono mille opportunità migliori in mille altri ambiti invece che addentrarsi in un mercato saturo all’inverosimile per tirare su due spicci e farsi prendere in giro da gruppi interi di appassionati sui social.
E per finire…parlaci di una una tendenza che ti intriga particolarmente…
Forse sto un po’ invecchiando e di conseguenza i miei gusti personali si orientano sempre sui modelli più classici, senza tante rielaborazioni o ibridazioni strane. Rispetto a quanto ho visto nel 2021, anche se non so se si possa definire un vero e proprio “trend”, ho apprezzato molto la collaborazione tra A Mà Maniere e il brand Jordan, dove vengono presi due modelli storici (Air Jordan 1 e Air Jordan 3) realizzati con materiali di qualità superiore alla media senza però stravolgere più di tanto il design o la colorway delle sneaker.